sabato 4 febbraio 2017

MEZZA NAZIONE IN PIAZZA CONTRO LA LEGGE CHE PROTEGGE I PARASSITI CORROTTI. STA SUCCEDENDO IN ROMANIA

Almeno 250 mila persone hanno nuovamente manifestato ieri sera a Bucarest e in altre citta’ della Romania per chiedere le dimissioni del governo e il ritiro del controverso decreto d’urgenza sulla depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e di altri reati di corruzione. Nella sola capitale Bucarest a scendere in piazza per il terzo giorno consecutivo sono stati in 80 mila, secondo stime della polizia. A migliaia hanno manifestato contro il governo di Sorin Grindeanu anche a Cluj, Timisoara, Sibiu e altre citta’. In tutti i casi i raduni sono stati pacifici e non si sono registrati incidenti.



Rumänien- Protest gegen Lockerung der... di bigcocomero

Gli organizzatori hanno fatto sapere che la protesta popolare andra’ avanti a oltranza fino a quando il governo non ritirera’ il decreto che, insieme a un progetto di amnistia, viene interpretato come un tentativo di vanificare la lotta alla corruzione dilagante nel paese e un ‘regalo’ ai tanti politici e funzionari sotto inchiesta per reati di corruzione. Ieri il premier Grindeanu ha confermato la posizione del governo affermando che il provvedimento non sara’ ritirato. Il presidente Klaus Iohannis – che e’ schierato dalla parte dei manifestanti – ha annunciato dal canto suo che chiedera’ alla Corte costituzionale di dichiarare illegittimo il decreto governativo.

CAPOLAVORO DE BENEDETTI: NON SOLO RUBA A MONTEPASCHI, ADESSO SI FA PAGARE DAGLI ITALIANI IL BUCO DELLE AZIENDE

In gergo finanziario si dice: «Se il debitore deve alla banca 10mila euro, il problema è suo; se le deve 10 milioni di euro, il problema è della banca».

A questa massima si può aggiungere una postilla: «se la banca e il debitore sono amici dello Stato, a pagare è il cittadino». Ed è questo, in buona sostanza, il succo di una serie di emendamenti al ddl Concorrenza che potrebbero avvantaggiare la utility Sorgenia, un tempo del gruppo Cir della famiglia De Benedetti e da un paio d’anni proprietà delle banche creditrici tra le quali c’è Mps.

Il ddl Concorrenza 2015, che da agosto è in commissione Industria al Senato presieduta da Massimo Mucchetti (Pd), prevede la fine del mercato tutelato di elettricità e gas a partire dal primo luglio dell’anno prossimo. I clienti del servizio di maggior tutela entro quella data dovranno passare a una delle offerte di mercato libero dei vari operatori (le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra da tempo perché prevedono rincari). Ma che cosa succede a chi non eserciterà l’opzione per inesperienza o semplice dimenticanza? Lo spiegano due emendamenti all’articolo 27 approvati in commissione, uno di Francesco Scalia (Pd) e l’altro di Aldo Di Biagio (Ncd): sarà garantito un servizio di salvaguardia «attraverso procedure concorsuali per aree territoriali e a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero».



Il governo, secondo fonti bene informate, avrebbe già in preparazione un altro emendamento che disciplina nel dettaglio lo svolgimento delle aste precorrendo i tempi del decreto attuativo – d’uopo in simili occasioni – e stabilendo limiti rigidissimi di quote di mercato, che dovranno essere inferiori al 50%, per la partecipazione alle gare. Una sollecitudine un po’ sospetta per un ddl che da due anni vaga per il Parlamento. L’identikit dei potenziali partecipanti è presto svelato: a quelle gare non potrebbero partecipare Enel e le utility delle grandi città come Roma, Milano, Torino e Napoli. A tutto vantaggio di operatori su scala nazionale quale è appunto Sorgenia.

Se si considera che il volume d’affari ipotizzato per i servizi elettrici forniti a coloro che non eserciteranno l’opzione per il mercato libero è di almeno 500 milioni di euro, è legittimo dubitare della trasparenza delle procedure vista l’esclusione ex ante degli operatori incumbent che, tra l’altro, essendo a partecipazione pubblica, garantiscono dividendi al tesoro o ai Comuni azionisti. Ecco, è una questione di dirottamento di dividendi. Sorgenia, di proprietà delle banche dopo che Cir non era riuscita a far fronte a 1,8 miliardi di debiti (600 milioni in capo a Mps, oggetto di salvataggio pubblico da 6,7 miliardi), ha bisogno di un afflusso di risorse che le consentano di rimettersi in carreggiata facendo recuperare ai soci una piccola parte dei crediti trasformati in azioni e in nuovi finanziamenti. Il presidente dell’Authority Energia, Guido Bortoni (in scadenza nel 2018 e in cerca di ricollocazione), ha detto che «non saranno messi all’asta i clienti, ma il servizio». Le perplessità restano.

Quando Gasparri si prese 600 mila euro degli italiani per una polizza vita.

Ma senti chi parla.
 Ricordate gli attacchi di Gasparri a Virginia Raggi dopo il finto scandalo della polizza vita intestatagli a sua insaputa da Romeo? Bene, qualcuno può ricordare a Gasparri quando lui prese per una polizza vita 600 mila euro dal vecchio PDL (soldi dei cittadini)?
Per carità, alla fine dell'inchiesta il parassita venne assolto. Secondo il Tribunale di Roma restitui il tutto (il minimo dopo essere stato beccato con le mani nella marmellata), ma in quanti ricordano la vicenda? E sopratutto quanto se ne parlò?



Interrogatorio Raggi: Com’è possibile che i giornalisti entrino in possesso di segreti d’ufficio a interrogatorio ancora in corso?

La divulgazione, a interrogatorio in corso, di fatto coperti dal segreto istruttorio pone delle domande serie sulla efficienza del nostro sistema di giustizia. Il commento di Annalisa Chirico, giornalista e presidente di Fino a prova contraria. Qualcuno dovrebbe spiegare per quale oscuro potere di chiaroveggenza due testate giornalistiche, L’Espresso e il Fatto quotidiano, abbiano pubblicato ieri, nelle stesse ore dell’interrogatorio, notizie relative alle nuove contestazioni che i pm capitolini Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio muovevano al sindaco della città, Virginia Raggi, in un luogo top secret.


Una esclusiva succulenta, ma a quale prezzo? Com’è possibile che i giornalisti entrino in possesso di segreti d’ufficio in modo da aggiudicarsi uno scoop su un interrogatorio ancora in corso? Se la chiaroveggenza non c’entra, in un Paese in cui vige l’obbligatorietà dell’azione penale – conclude la Chirico – gli autori delle fuoriuscite dovrebbero essere immediatamente indagati per rivelazione del segreto istruttorio. Virginia Raggi, come ogni cittadino, ha diritto all’assoluto rispetto delle proprie garanzie.