In che modo sarebbe avvenuta la violazione? L’accusa nasce dalla missiva che Rocca ha trovato nella sua buca delle lettere: oltre al proprio nome non era stampato solo l’indirizzo, ma addirittura veniva riportata anche la palazzina, la scala, l’interno e il piano in cui abita e vive. “È impossibile – afferma Rocca – che loro sappiano questi dati che sono noti solamente all’anagrafe comunale, quindi ci dev’essere stata evidentemente una violazione dei dati sensibili”.
Da “Basta un Sì”, a “Basta privacy”, il passo è davvero breve: si fa sempre più infuocato, dunque, il clima che precede la consultazione referendaria. Quasi sicuramente è ormai troppo tardi per denunciare un’eventuale violazione, ma il punto, anzi i punti interrogativi rimangono. Come fa il comitato ad avere i dati anagrafici dei cittadini? Dove li ha presi e da chi li ha avuti? “Sono curioso – ha affermato Rocca – di sapere quali scuse accamperanno per giustificarsi ma vorrei che lo dicessero davanti ad un giudice poiché ritengo scorretto ricorrere a tali sistemi pur di strappare un voto in più”.
“Comunque – ha concluso – mi spiace per loro poiché non solo c’è il rischio che abbiano commesso un reato ma hanno anche speso inutilmente dei soldi, alla faccia dei tanto paventati risparmi, per tentare di convincermi ma io voterò con convinzione NO alla riforma truffa”.
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